Viva Cuba Libre? Tra autopiste e vicoli dell’Isla Grande

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L’Avana by night

C’è una calle in Centro Habana – si chiama Concordia – dove al numero 418 c’è un fascinoso palazzo coloniale del 1930 in rovina. Sul tetto, un ristorante di lusso, “il paladar de las estrellas”, reso famoso nel 1994 dal controverso film Fresa y Chocolate… per arrivarci, bisogna attraversare vicoli miseri, maleodoranti, pieni di detriti; poveri di luce ma pieni di musica ad ogni ora, affollati di cubani che si affacciano sulla soglia di casa. Una volta sul tetto, sembra di essere trasportati in Europa: i frequentatori sono solo ricchi europei o americani, quasi sempre arrivati in taxi o con auto parcheggiate appena sotto l’uscio, per non avventurarsi nei vicoli…

Lo scenario della Guarida rievoca le contraddizioni dell’Isla Grande. La miseria della gente a fianco dei piaceri esclusivi dei turisti, i fasti coloniali sgretolati dal tempo, una cultura troppo vivace per soccombere alla censura di regime. C’è chi si rassegna ma, maestro nell’arte dell’arrangiarsi, tira avanti, a suon di musica. Questa è la storia di un viaggio on the road a Cuba a fine 2015, prima che il disgelo commerciale con gli Usa cambi l’isola… con una breve appendice messicana, tra i reperti maya di Quintana Roo e Yucatan e il gioiellino di Valladolid.

Periodo: dal 12 al 26 dicembre 2015 (alta stagione, clima caldo, circa 30°, ma secco)
Costo totale Cuba/Messico: circa 2.200 euro (oltre al costo dei voli, a Cuba abbiamo cambiato in CUC/speso 800 euro)
Voli: 380 euro volo BluePanorama Malpensa-Habana, 150 USD volo Interjet Habana-Cancun, 550 euro volo Condor/Lufthansa 550 euro
Alloggi: costo medio di una camera per 2 in casa particular: 30 CUC a notte in alta stagione, in Messico circa 900 pesos per doppia.
Libri: Guida Modadori di Cuba; a Cuba di Danilo Manera.

All’Avana, tra fasti e contraddizioni

1cubaAtterriamo all’Avana il 12 pomeriggio, dopo un volo di 11 ore. All’aeroporto c’è già ad attenderci Josè, che ci porterà nella nostra prima casa particular cubana, Casa Caribe (vedi qui recensione). Primo incontro con i taxi dell’isola – scassati e senza cinture di sicurezza – e con i taxisti: ne conosceremo tantissimi, e con altrettanti chiacchiereremo del più e del meno, tra doppio sensi alla cubana e discorsi seri sulla situazione dell’isola. La mia parola d’ordine per Cuba è “Itagnolo”: un ibrido linguistico che mischia italiano, rudimenti di spagnolo e anche qualche inopportuna parola di dialetto lombardo, con cui comunque riusciamo bene o male a farci capire ovunque. Ci sistemiamo e in serata andiamo a cena alla vicina Guarida: atmosfera affascinante, prezzi alti e cibo nella media, ad uso di soli stranieri bianchi.2cuba
Il giorno dopo ci buttiamo sul Malencòn e andiamo verso Centro Habana: Paseo del Prado, Capitolio, Hotel Anglaterra e il Museo de la Revoluciòn, ex palazzo presidenziale del dittatore Fulgencio Batista, oggi esposizione interessante – ma molto autocelebrativa – che racconta eventi e personaggi della Rivoluzione, dove conosco meglio il buon Camilo Cienfuegos, eroe della rivoluzione morto a soli 27 anni, come le rockstar, in un incidente aereo mai chiarito. Il pomeriggio vaghiamo per la meravigliosa Habana Vieja: tra Plaza de la Cathedral (in foto) e il mercatino di libri di Plaza de las Armas, è un susseguirsi di gioielli coloniali ed edifici dai colori vivaci. Ceniamo alla famosa Bodeguita del Medio di Hemingway, e dopocena andiamo al cinema Yara per l’ultima serata di proiezioni del Festival del cinema latinoamericano, dove vedremo il discreto film cileno “El Club”.

cuba3Lunedì escursione alla Valle di Vinales, che decidiamo di prenotare con Havanatur; la guida – piuttosto scorbutica – non sarà un granché, ma la zona ovest dell’isola è davvero affascinante, con una verdissima vegetazione tropicale e i tondeggianti mogotes, alture calcaree che svelano la natura carsica dell’area, e parecchie grotte, tra cui la Cueva dell’Indio, dove faremo una gita in barca prima di rientrare alla base facendo tappa al Mural de la Prehistoria (tamarrissimo, tanto quanto impagabile è la pina colada dei chioschetti…la mejor de mi vida :-)). Prima di Vinales visitiamo la fabbrica di sigari Francisco Donatien a Pinar del Rio, dove vediamo all’opera i torceadores e dove mi vien voglia di candidarmi come lector: per mezza giornata, infatti, in fabbrica c’è un lettore che legge libri ad alta voce per intrattenere gli operai durante il lavoro. Un’usanza diventata Patrimonio Culturale di Cuba, e non stupisce: negli anni ’60 erano gli stessi operai a pagare il salario del lettore, che formava la loro cultura intrattenendoli.

Martedì mattina abbiamo una missione: revoluciontrovare il modo di arrivare alla Laguna del Tesoro, dove ho prenotato un'(apparentemente) fantastica camera all’Hotel Villa Guamà, tutto fatto di bungalow su palafitta, come ricostruzione di un villaggio indio, e un modo di esplorare il parco naturale della Peninsula de Zapata. Tragicomica esperienza all’arcinoto terminal dei bus Viazul: fila infernale, stampanti ad aghi che sputano carta, bambini che piangono, gente disperata che telefona, e un’impiegata baffuta ci comunica con tono sadico che non c’è più posto sul Viazùl per Playa Giròn… l’unico non prenotato dall’Italia, volendo valutare anche l’opzione taxi. Dopo aver vagato per l’immancabile Plaza de la Revoluciòn (foto sopra) e le vie universitarie del Vedado, all’hotel Havana Libre una gentile impiegata di un tour operator ci avverte: ha sentito in radio e tv di cedimenti strutturali delle palafitte! Meglio controllare… dall’hotel confermano e annulliamo tutto, prenotando per l’indomani la spettacolare escursione Caribbean Day di Cubatur con ritorno all’Avana. Nel pomeriggio andiamo verso est e visitiamo il Castillo del Morro, una fortezza costruita dagli spagnoli alla fine del XVIII secolo, e dopo essere arrivate in taxi attraverso il tunnel una carretta del mare ci porta all’Habana Vieja.

cuba4Il Caribbean day: un simpatico ragazzo in jeep ci porta fino alla Cienaga de Zapata, dove dopo una tappa a Playa Larga visitiamo il villaggio taìno di Guamà, il Criadero con i cattivissimi coccodrilli, la Cueva de los Peces, per poi rilassarci e fare snorkeling a Caleta Buena. La mia prima volta in maschera e di sicuro la prima volta in mezzo a pesci di colori così spettacolari, che si lasciano avvicinare dalle molliche di pane e a volte ti mordicchiano pure. Abbiamo la possibilità di parlare del più e del meno (il ragazzo oltre allo spagnolo parla un ottimo inglese), e scopriamo che, da dipendente di un tour operator di Stato, guadagna circa 20 CUC al mese (meno di 20 euro)… peccato che una buona parte debba restituirle come “condivisione mance” con il personale che lavora negli uffici. Certo, nulla rispetto ai medici che, guadagnando trenta euro circa al mese, a volte devono trovarsi un secondo lavoro per arrotondare… ricordo di aver letto la storia di un primario che alle 17 staccava per fare il tassista. E’ questa una dicotomia paradossale e inquietante del sistema sociale cubano: da un lato chi lavora a guadagna i CUC del turismo, dall’altro i dipendenti statali, spesso estremamente qualificati e con un salario del tutto simbolico.

cuba5.jpgLa mattina seguente prendiamo il Viazùl all’alba e dopo un ottimo viaggio arriviamo a Trinidad (molto carina la casa particular di Guerrino, italiano di Ferrara trasferito a Cuba). La città è uno spettacolare gioiellino coloniale, sembra una cartolina con tutte le sue casette colorate, quasi tutto quello che c’è da visitare è in centro: Plaza Mayor, la Iglesia Parroquial de la Santisima Trinidad, il Palacio Brunet (purtroppo chiuso per restauro) e il Palacio Cantero, spettacolare palazzo neoclassico con una torre da cui si può vedere tutta Trinidad. Fuori dal centro, al tramonto andiamo a vedere l’evitabile Ermita de Nuestra Senora de la Candelaria, e il Cabildo de los Congos Reales de San Antonio, dove alle statue di Sant’Antonio fa compagnia l’effigie di Oggùn, il suo corrispondente nel culto del Palo Monte: a Cuba sono ancora diffuse le fedi animiste (vedi qui info sulla famosa santerìa), e per proteggersi gli orishos nei secoli hanno preso le forme dei santi cristiani. Dopocena andiamo a sentire un po’ di musica alla Casa de la Musica, dove troviamo uno spettacolo tribale dal vivo, salsa e tanti stranieri.

Dopo tutto questo viaggiare arriva la tanto sospirata due giorni di spiagge caraibiche. Scegliamo come base la città di Remedios, per vedere qualche scampolo di preparativi delle Parrandas, la scatenata festa pre-natalizia della cittadina, per il resto molto tranquilla  e rilassata, fuori dai circuiti turistici di massa, si sviluppa intorno alla piazza principale con le due chiese; pernottiamo all’ostello Casa Richard, che prende il nome dall’arzillo Ricardo, un nonno cubano intraprendente che ci affitta una bellissima e ampia stanza con tutti i comfort. Per 50 CUC cuba6andata/ritorno il tassista Alexì ci accompagna per due giorni alle due spiagge di Cayo Santa Maria che abbiamo scelto: Playa Las Salinas (gratuita) e Playa Las Cabiotas (4 CUC a testa), due fantastiche spiagge tropicali con la sabbia bianchissima e il mare di 3 spettacolari sfumature di azzurro. Pochissima gente in spiaggia, nessun bar, più cubani che turisti: un angolo di Eden ancora al riparo dal turismo di Varadero, che però si avvicina sempre di più (da Las Salinas vedevamo le ruspe in azione per i nuovi resort di Santa Maria: ancora qualche anno, e la spiaggia libera non sarà più tale…).

cuba7L’ultimo giorno a Cuba lo passiamo a Santa Clara, dove il Che combattè la famosa battaglia, catturando un treno carico di armi inviato dal dittatore Batista, conquistando la città e preparando la vittoria per la rivoluzione. In città in realtà c’è poco o nulla da vedere: oltre ai palazzi del centro, dietro al complesso scultoreo dedicato al Che c’è un museo che mi sarebbe piaciuto molto visitare, peccato fosse stato appena chiuso per la pioggia (!). Qui incontriamo due simpatiche ragazze australiane, impegnate in un anno sabbatico intorno al mondo (invidia), e mi premio con le ultime Pina Colada, prima di prendere il taxi per l’Avana e volare verso il Messico.

Mi sono ammalata di Cubanite? Non lo so. Quello che è certo, è il gusto agrodolce di un Paese meraviglioso, pieno di contraddizioni, una natura lussureggiante e un’arretratezza tecnologica fuori dal tempo, un popolo caldo e vivace, colto, ma costretto dalla miseria ad avere un occhio fisso sull’utile (uno spagnolo conosciuto a Vinales, per la decima volta sull’isola, ci diceva che per lui è impossibile per un occidentale avere amici cubani, sempre interessati).

A Cuba tutti stanno bene, e tutti vogliono andarsene…

(continua in Mexico…)

 

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