Giorno 4 – Il rumore dell’acqua che si infrange sulle rocce

davSono in Australia e una bella parentesi pop sulla spiaggia più famosa del continente non poteva mancare. Bondi Beach (che in realtà tutti sbagliano a pronunciare: si dice “bondai beach”) è a soli 7 km dalla città, ci si arriva comodamente con una corsa del bus 333. “Troverai un sacco di italiani”, mi avevano ammonito, ma a dire il vero lì di italiani ne ho trovati più da morti che da vivi…

Il nome “Bondi”, che suona così fashion, deriva in realtà da una parola aborigena, “il rumore dell’acqua che s’infrange sulle rocce”; la spiaggia è una distesa enorme di 1 km di sabbia bianca finissima, stretta tra due promontori rocciosi famosi per il surf. Dopo i selfie di rito, e dopo aver assistito alla scena di un gruppo di amiche sugli anta che abbrancano un bel surfista ricciolone e lo costringono a farsi una foto con loro (chissà che cosa avranno detto ai mariti), vado a provare il mio nuovo zoom facendo foto ai surfisti: sulla parte settentrionale, che in una scala di pericolosità da 1 a 10 conta 4, ci stanno gli scolaretti, sulla parte meridionale, marcata 7, quelli più seri. Oltre che per il surf Bondi è famosa per gli scandalosi costumi da bagno: tra il 1935 e il 1961 un’ordinanza regolava la “decenza” dei costumi, con tanto di ispezioni e multe, finché dagli anni 60 in poi Bondi si è del tutto sdoganata fino ad arrivare al topless dei nostri giorni.

Da Bondi mi imbarco nella Coastal Walk, un bellissimo sentiero a strapiombo sull’oceano che in 6 km porta da Bondi fino a Cogee, costeggiando altre spiagge come Tamarama Beach e Bronte e incrociando scogliere mozzafiato al limitare di piste da bowling frequentate da sorridenti vecchietti. In giro ci sono solo facce rilassate: gente che passeggia, corre, fa jogging, porta a spasso il cane e si siede sulle panchine a guardare l’oceano. Qualche broncio l’ho visto sui visi degli orientali (neri non ce ne sono): essere un immigrato in Australia non deve essere molto facile, considerando il modello australiano “No Way” magnificato da Salvini, che in caso di intercettazione di navi di migranti li incarcera – di fatto – su Nauru e Manus, due isole in mezzo al Pacifico.

Chissà di questo che cosa pensano gli attuali abitanti del cimitero di Waverley, proprio a metà della Coastal Walk: sulle colline dormono decine di Abbruizzese, Barone, Bertuccio, Lo Schiavo, accanto ai Callaghan della Contea di Cork, tutta gente venuta a cercare una vita migliore per le loro Anita e i loro Tony, che, forse, non sanno nemmeno che hanno rischiato di infrangersi su quelle rocce non solo onde, ma anche la loro stessa possibilità di esistere…

 

Lascia un commento