Giorni 14 e 15 – Red Centre. Il segreto di Alice Springs

davUn paio di ore in volo su distese di roccia rossa e sono ad Alice. L’aeroporto è minuscolo, lo shuttle gira solo dopo i pochi voli in partenza e in arrivo, io dovrò prendere un taxi per arrivare all’ostello dopo aver passato un’ora con il Call center di Qantas per la variazione del volo di ritorno (non ci voglio davvero ancora pensare, al ritorno. In ogni caso dopo le Whitsundays volerò da Sydney e non più da Brisbane).

Il Secret Traveller’s Alice Inn è un ostello a gestione familiare, gestito da una coppia di giovani tedeschi che ne hanno fatto un piccolo sogno hippy, curatissimo nei minimi dettagli: un giardinetto con piscina e amache colorate,dav luci e colorate notturne, la camera femminile da 3 letti è in realtà un minibus violetto. Le mie compagne di stanza sono Julie, esuberante americana ebrea della Pennsylvania, che da 4 mesi in giro per l’Oriente continua a mangiare in qualche modo kosher, e Terry, studentessa tedesca di Stoccarda. In mezzo al nulla c’è ben poco da fare: Alice non è altro che un paio di vie con pub, supermercati e negozi di artigianato locale. Al massimo ci si può bere qualche birra, rigorosamente al pub o a casa: le birrette da passeggiata sono la cosa che mi manca di più in Australia, dove è vietato bere per strada o nei parchi, e anche l’acquisto di alcolici è soggetto a molte restrizioni. Non troverete mai alcool da Woolsworth o Cole, bisogna andare al – carissimo – alcool shop, e anche qui la vendita è fino alle 22. Poi chiudono.

L’alcool è come tutti sanno anche la piaga sociale più grave per la popolazione aborigena. Qui per la prima volta tocco davvero con mano la situazione degli aborigeni locali: poverissimi, tristi, vagano per le strade spesso a piedi nudi e ubriachi. In un parcheggio alle sette di sera ne vedo uno a terra che alcuni poliziotti stanno cercando di tirare su.

IMG_7489-2Venerdì è un giorno surreale: piove nel deserto. Vado con Terry all’Alice Desert Park: ingresso non a portata di tutte le tasche, vaghiamo tra emu, voliere con uccelli coloratissimi, fauna notturna in teche e i canguri rossi, molto più grossi e muscolari dei loro fratellini wallaby. C’è anche il mitologico thorny devil, il diavoletto tutto a spine del deserto che si muove al rallentatore. In serata faccio shopping aborigeno in attesa del piatto forte: il giorno dopo parto per un tour di 3 giorni nel deserto, alla scoperta della Mitica Uluru…

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