Giorni 26, 27 e 28 – Whitsundays Islands, il cuore dell’oceano

C’è un arcipelago nel Mar dei Coralli dove, tra le onde di un turchese abbacinante, si legge con chiarezza la forma di un cuore. E’ l’Heart Reef delle Whitsunday Island, un atollo remoto dove migliaia di piccoli polipi si sono sedimentati, generazione dopo generazione, fino a ricreare il simbolo più potente di tutti i tempi.

davUltimi giorni in Australia e poco tempo per godermi tutte le spiagge del Queensland (mia sorella farà un meraviglioso tour on the road della costa da Cairns a Brisbane, passando attraverso la Sunshine Coast e le isole), scelgo un tour di 2 giorni in barca alle Whitsundays, e volo da Cairns ad Airlie Beach, sonnolenta cittadina molto turistica che è la porta delle isole e del reef, dove nessuno va in spiaggia – troppo vento – e tutti si rilassano sulla Airlie Beach Lagoon, proprio di fronte al mio ostello. C’è poco da fare la sera, a parte andare a bersi una birra in uno dei locali dell’unica via, i miei compagni di stanza sono un gruppo di tedeschi poco collaborativi che parlano tra loro solo in germanico, per cui decido di giocarmi per la prima volta la carta Couchsurfing avviando un Hangout (n.b. Couchsurfing è, semplificando, un social network di viaggio). Come sempre conosco persone super interessanti: Maruly, 30enne indonesiano esperto di turismo e d’Australia in cerca del Paese in cui vivere, e una coppia di francesini cosmopoliti (lui di origini spagnole, lei un po’ francese un po’ colombiana) alle prese con i mille lavori del working holiday visa e notti spese a dormire in una jeep. Imparo a giocare a biliardo distruggendo una stecca contro un ventilatore e ci salutiamo riaggiornandoci al mio rientro dalle Whitsundays (chiaramente non ci vedremo mai più).

davIl giorno dopo c’è il mondo all’imbarco del Matador, la barca a vela che sarà la nostra casa per due giorni: due brasiliane, due polacche, un cinese, due olandesi, un inglese, tedeschi e francesi quanto basta, con un equipaggio aussie super simpatico che ci farà sentire a casa sia a bordo sia nelle escursioni. Ci sono poche parole che possono descrivere le Whitsundays, un arcipelago di 77 isole la cui spiaggia principale, Whitehaven Beach, è considerata la spiaggia più bella del mondo, con una sabbia candida, quasi irreale, fatta com’è quasi solo di silice bianchissima. Non credevo quasi alle foto su Google Images, e invece è tutto vero: ci spostiamo tra un’isola e l’altra, fino ad arrivare a Whitehaven e poi ormeggiarci per la cena e una notte sotto le stelle dell’emisfero australe. Il secondo giorno facciamo snorkelling prima a Tongue Bay – è incredibile vedere il corallo che sembra quasi respirare – e poi nel passaggio di Hook, dove incontreremo centinaia di pesci di ogni specie, tra cui il fantastico George, un gigantesco labro che ama le molliche di pane e farsi accarezzare, come i cagnolini.

In serata un po’ tutti i tour si incontrano in un pub per festeggiare il rientro sulla terraferma, e qui tutti noi morigerati europei verremo shockati dalle serate Aussie dopo un certo tasso alcolico (anche il british non riesce a credere ai suoi occhi)… Dopo innocui giochi come “Sasso, carta e forbici”, certo giocati sul palco e con veemenza competitiva notevole, la situazione degenera in una simulazione di lotta a coppie tra australiani grandi e grossi che a coppie dovranno fingere di essere di volta in volta canguri, koala o dingo, simulando il comportamento di questi simpatici animaletti dall’alto di 1.90 m e con litri di birra in corpo. Giriamo un paio di altri locali e torniamo a casa: il giorno dopo ritorno a Sydney…

3 pensieri riguardo “Giorni 26, 27 e 28 – Whitsundays Islands, il cuore dell’oceano

  1. questo post è il migliore dei 3 per quel che riguarda l’incanto e la meraviglia del paesaggio, foto uniche a dir poco, complimenti, ottimo blog, ti seguo con interesse, piacere di averti incontrata qua nel mondo dei blog… 😉

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