La leggenda degli Umiliati nelle campagne milanesi

filo infinitoE come spesso accade, è un libro ad aprirmi tutto un mondo semi-nascosto proprio dietro l’angolo. Avevo appena iniziato Il filo infinito, un bellissimo libro di Paolo Rumiz – giornalista triestino che adoro, perennemente alle prese con inediti viaggi come Trieste-Istanbul in bici o il giro dell’Italia in seconda classe, e mi lasciavo affascinare dalle atmosfere quiete e solide dei chiostri benedettini, salvatori della prima Europa durante il Medioevo, quando tessevano reti di comunità là dove c’era solo il caos delle invasioni barbariche.
Da qui a pensare di andare a fare un sopralluogo in qualche abbazia il passo è breve, e che sorpresa scoprire che proprio uno dei primi monasteri, l’abbazia femminile di Viboldone, è a San Giuliano Milanese, a due passi da dove lavoro e quattro da dove abito… si prende il treno da Rogoredo e via.

E’ il primo sabato del mese e l’Associazione Amici dell’Abbazia di Viboldone organizza una visita guidata gratuita della stupenda chiesa dell’abbazia: scopro un tesoro di affreschi (il maestro non è nient’altro che Giusto de’ Menabuoi, allievo di Giotto scappato dalla Firenze del Trecento tormentata dalla peste) e un sistema di potere tentacolare che fa capo ai famosi Umiliati, un Ordine nato nel XII secolo da un gruppo di aristocratici che voleva predicare un radicale ritorno alla povertà. La leggenda racconta di un gruppo di lombardi affreschifatti prigionieri da Enrico II, che durante la prigionia in Germania si ingegnarono a sopravvivere con l’arte della lavorazione della lana e così “umiliati” poterono ritornare in patria.

A Milano oltre Viboldone sono molte le ex “grange” dell’Ordine, come l’Abbazia di Mirasole e quella di Monluè, persino il primo nucleo del complesso di Brera era umiliato, sorto su una “braida” (terreno incolto… di qui il nome della Biblioteca Braidense) donata da un tal Algiso Guercio. I monaci, così come i cistercensi a Chiaravalle, fecero miracoli nelle campagne milanesi: introdussero sistemi di irrigazione all’avanguardia, come il sistema delle marcite, bonificarono aree malsane, avviarono fiorenti attività di tessitura. In realtà in tutto il Nord erano capillarmente presenti: dell’infanzia, ricordo ancora lo stupore di entrare nell’enorme cortile dove abitava la Valeria, la maestra dell’asilo, chiostro proprio di un ex convento degli Umiliati del ‘500 nel cuore di Rancio Valcuvia. 

viboldoneUn sistema condannato a collassare su se stesso: accusati più e più volte di collusione con l’eresia – furono sciolti una prima volta addirittura nel 1184, poi riabilitati – erano infine diventati potentissimi e molto ricchi per le loro attività tessili e finanziarie. A ripetute raccomandazioni di modestia anche da parte di San Carlo Borromeo, avevano replicato tentando di assassinarlo nel 1569 con un colpo di archibugio… l’Ordine fu sciolto, le proprietà confiscate (Viboldone andò ai più miti Olivetani), e la leggenda delle campagna svanì nell’oblio.